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Dopo l’eclettismo

Dopo l’eclettismo

Autore: Luigi Prestinenza Puglisi
pubblicato il 10 Giugno 2012
nella categoria Storia

Secondo il libro Architecture After the 20th Century di Hans Hibelings e Powerhouse la crisi che viviamo non ha solo cause finanziarie. Nasce all'inizio del nuovo millennio e consiste nella certezza che il futuro non potrà più essere pensato come il superamento e la continuazione del passato recente. E questo sia in termini produttivi (non si può ipotizzare di produrre sempre di più) che culturali (non si può procedere con una cultura bizantina appiattita sull' interpretare le interpretazioni, e che gioca con modalità onanistiche sui linguaggi e sulle culture che ci hanno preceduto). Venendo all'architettura, notiamo che si è passati da una fase manierista a una eclettica. La prima, tipica degli anni settanta, era fondata sull'indagine del linguaggio e sulla fedeltà, sia pure al fine di metterli in crisi, ai codici. Eisenman progettava alla maniera di Terragni, Grassi alla maniera di Ledoux, Ando alla maniera di Kahn o dei romani, Stirling alla maniera dei manieristi, il primo Koolhaas alla maniera di Mies e di Le Corbusier ecc... ecc... La seconda, che è di questi ultimi anni, è fondata sulla volontà di non scegliere per lavorare ad ampio spettro. Pochi studi di progettazione hanno oramai un linguaggio che li individui e, se si chiede a un giovane architetto quale siano i suoi riferimenti, egli citerà senza imbarazzo alcuno insieme Koolhaas e Siza, Mies e Scharoun, l'architettura del verde e dell'High Tech. Cosa succederà dopo il neomanierismo e il neoeclettismo? Hibelings e Powerhouse non lo dicono. Ma se guardiamo ai precedenti storici, è possibile che si delinearà un nuovo stile, come accadde con il Liberty e poi con il Movimento Moderno. Quale sarà? Probabilmente lo stile dell'elettronica. Difficilmente l'interpretazione digitale alla Greg Linn o di matrice decostruttivista o superorganica. Più probabilmente rassomiglierà allo stile Apple. Dove la tecnologia c'è ma non si vede. E dove la natura, sotto forma di spazio non occupato dall'architettura o dagli oggetti oramai sempre meno indispensabili (i libri di carta, i tavoli degli uffici, gli archivi, i negozi) ritroverà una sua centralità. Forse. Perchè a pensarci bene, nessuno che ha mai fatto una previsione sulla storia, alla fine l'ha mai indovinata. Anzi può darsi che il mondo sarà diverso e saranno i nuovi barbari, e cioè i paesi in via di rapido sviluppo, a dettare l'agenda estetica. In fondo anche questo è già avvenuto più volte, per esempio quando la snervata cultura mitteleuropea fu, e per fortuna, spodestata dalla più rozza ma immensamente più vitale cultura americana.