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Aspettando la decima biennale

Aspettando la decima biennale

Autore: Luigi Prestinenza Puglisi
pubblicato il 31 Agosto 2005
nella categoria Cronache e commenti

Come sarà la decima biennale di architettura di Venezia che si svolgerà a partire dal mese di settembre del 2006? Secondo i commentatori più ottimisti sarà non superficiale, pluralista e decentrata sul territorio; esattamente l'opposto delle due precedenti edizioni, curate da Deyan Sudjic e Kurt Forster, accusate di essere troppo formaliste e schiacciate- sullo Star System. Lo fa sperare- la scelta del tema, Meta-City, Issues in City Planning e la nomina del direttore Richard Burdett, centennial professor in architecture and urbanism alla London School of Economics e architectural adiviser to the Mayor of London. E lo fanno sperare le dichiarazioni del Presidente della Biennale, Davide Croff che vorrebbe trasformare l'evento in un momento propositivo, arrivando addirittura a conclusione della mostra a "formulare un documento di indirizzi diretto a tutti coloro che governano i sistemi urbani e territoriali". Accanto a Meta-City sono previsti due eventi espositivi autonomi, uno dedicato alle trasformazioni territoriali in Italia, per il quale ancora non è stato nominato un curatore ( si fa il nome di Franco Purini) e l'altro dedicato al Sud d'Italia, una delle zone della penisola dove lo sviluppo sociale ed economico è più lento, curata da Claudio D'Amato Guerrieri. Sarà, infine, organizzata in parallelo all'evento veneziano, una esposizione in una città del sud Italia ( candidate Palermo, Bari e Napoli), sempre sul tema delle trasformazioni urbane, affidata a Rinio Bruttomesso. Tanti eventi, forse troppi. Da qui il timore che questa decima biennale possa diventare una kermesse frammentaria e disomogenea. I quattro curatori, infatti, poco e nulla hanno in comune sotto il profilo culturale. Burdett è uno studioso aperto alla sperimentazione e all'innovazione; D'Amato è un conservatore ultratradizionalista allievo di Paolo Portoghesi;- Rinio Bruttomesso un tecnico che da molto tempo si occupa del problema delle città d'acqua; Franco Purini- (ammesso che sarà lui ad essere designato)- un progettista che affronta il problema urbano con un approccio formalista che, per molti aspetti, ricorda quello di Eisenman: astratto, combinatorio, criptico. Perchè tanta frammentazione? Probabilmente perchè è venuta a mancare una candidatura forte. Si era, infatti, sperato di affidare questa biennale a Renzo Piano,- ma come era prevedibile, l'architetto genovese, oberato di lavori in tutto il mondo, ha rifiutato. E a questo punto si è preferito sminuire il ruolo del direttore secondo i precetti della politica italiana: per non scontentare nessuno dividere le responsabilità, dando un po' di potere a tutti e soprattutto al consiglio di amministrazione, l'organismo politico che gestisce la biennale e che non gradisce essere messo in ombra da un direttore troppo potente. "La consuetudine della Biennale prevedeva - ha dichiarato Davide Croff- che fosse il direttore designato a decidere l'argomento. Insieme con il consiglio di amministrazione abbiamo, invece, studiato una linea culturale (meta-city)- poi abbiamo cercato qualcuno che riunisse le qualità necessarie". Accanto al nome di Burdett, ne sono circolati numerosi altri: tra questi Stefano Boeri, Sebastiano Brandolini, Marco Casamonti. Stefano Boeri, l'attuale direttore di Domus, e' stato probabilmente scartato per evitare di ripetere, come avvenne per Sudjic, l'accoppiata Domus-Biennale. Sebastiano Brandolini e Marco Casamonti, a giudicare da quello che si dice, perchè troppo giovani e non sufficientemente appoggiati da ottenere i consensi necessari per la nomina.